''RAIMONDO MIO'', 15 ANNI SENZA VIANELLO (E SI SENTE)

16.04.2025

Si può sentire molto un'assenza, anche nel patinato mondo dello spettacolo che cambia idoli e star in continuazione? La risposta è sì, se parliamo di Raimondo Vianello. Come può non mancare un uomo con il suo fascino, il suo garbo, la sua ironia ma soprattutto con quel volto. 

Un volto che poteva dire quello che voleva e non perché vogliamo citare un vecchio ''Carosello'' Rai, ma proprio perché come lui non c'è mai stato più nessuno. Con quella faccia poteva dire tutto perché in quegli occhi, in  quelle espressioni, in quei perfetti tempi da grande attore, si nascondeva il suo immenso genio.

Di lui è stato detto di tutto, anche da certi critici inaciditi. Sandra Mondaini, la sua, la nostra Sandra, lo definiva ripetutamente ''cinico''. Ebbene si, non poteva dire meglio. Quel cinismo nascondeva la sua immensa capacità di argomentare, di accogliere gli ospiti qualsiasi essi fossero ed in qualsiasi programma televisivo si trattasse, che fosse un quiz o un primo show del sabato sera, Raimondo planava fra battute ed espressioni dissacranti, potendo contare su un fisico sicuro e statutario ma anche sulle basi di un garbo ironico lontano oggi anni luce. 

Mai una brutta parola di quelle citate nei vocabolari è apparsa nel suo labiale. Con quell'ironia unica priva di volgarità, poteva parlare anche di morte riuscendo a strapparci una risata così come poteva ''liquidare'' un ospite poco empatico che finiva così nella sua ''rete'' di mattatore. 

Tante, troppe le sue gag per citarle, dagli sketch con Ugo Tognazzi, che gli costarono la censura e il licenziamento, sino a quell'iconico ed unico ''Festival di Sanremo'' del 1997 che lo vide protagonista discusso assiema a Eva Herzigova e Veronica Pivetti, perfette nel ruolo della bella bionda e svampita e della mora colta. A lui tutto si poteva perdonare, anche il non parlare l'inglese nell'intervista con Madonna all'apice della sua carriera nel delirio dei fan per la prima del suo nuovo singolo mondiale ''Frozen'', stranamente una Madonna in vena di ironia e di essere intervistata. Eppure Raimondo riuscì nell'impresa di liquidarla con un semplice ''Sorry, dobbiamo andare avanti. Thank you so mutch. Ciao.''

Raimondo poi colpì ancora in ''Pressing'', programma Mediaset sportivo, il suo grande amore dopo Sandra, con la sua spietata ironia che lo vedeva bizzarro protagonista nelle telefonate con i giochi del pubblico, ancora oggi apprezzatissime in tutto il web, il tutto per culminare con quella che, a mio parere, resta una ciliegina sulla torta, ossia quella bellezza di intervista realizzata con Mike Bongiorno e Corrado ne ''I tre Tenori'' del 1998 con Maurizio Costanzo ed Enrico Mentana. 

Loro, i tre padri fondatori della tv tutti assieme, riuniti per ripercorrere la loro carriera infinita. Raimondo rispose senza troppe esitazioni alla domanda di Mentana, il quale chiedeva se fosse vero che volesse portare in tv un format nuovo tipo ''Carramba'' di Raffaella Carrà, dove però, dall'altra parte della camera non c'era un parente ritrovato, bensì uno defunto!  Dobbiamo aggiungere altro?

Questo era in grado di fare Vianello, capace anche di bullizzare la moglie Sandra o la tata di casa senza pericolo di attirare odio e agogna mediatica, senza il rischio di essere etichettato maschilista. Tutto era Raimondo fuorché maschilista. Lui poteva e può ancora fare tutto perché con quello sguardo tutto gli era concesso. Una dote geniale di pochi, un dono di natura ancora non indentificato in nessuno dei suoi papabili ''eredi''.

Non ce ne vogliano quindi nemmeno le nuove leve della televisione che stanno ultimamente (e giustamente) spopolando, tracciando però le loro basi su glutei perfetti, ottima forma fisica e una pseudo politacally correct ironia. 

Raimondo Vianello era di un altro pianeta. E ci manca tantissimo.

Alessandro Paola Schiavi