IL PUGILE FRANCESCO ACATULLO: ''L'OSSESSIONE BATTE IL TALENTO''
Il pugilato ha i suoi lati oscuri come ogni professione, aspetti di un'arte che possono stravolgere una carriera anche promettente.
Lo sa bene Francesco Acatullo, nato a Caivano nel 1988, che nel 2015 ha sfiorato il titolo di campione italiano dei super leggeri, vivendo una grande fama.
Oggi si racconta in esclusiva, proprio nel fiore di una nuova rinascita che gli sta regalando nuove soddisfazioni personali.
Francesco, ormai dai anni sei nel mondo del pugilato professionistico. Quanto è stato importante per te raggiungere questo obiettivo?
"Oramai sono esattamente 12 anni che sono un pugile professionista. Raggiungere questo obiettivo per me è stato tanto ma tanto impegno e costanza per arrivare ad essere un pugile pro. 6 anni di pugilato dilettantistico, sotto la guida del maestro storico Livio Lucarno nella palestra boxe Voghera di via Marsala dove è cresciuto Giovanni Parisi. Mi allenavo già da dilettante con Livio e il maestro Luciano Bernini.
Con la canottiera ASD Boxe Voghera ben 57 match con il caschetto. Diciamo una discreta carriera dilettantistica. Così nel gennaio 2013 io e il maestro Bernini decidiamo di passare tra i professionisti, cioè togliere la canottiera e il caschetto e allenarsi da professionista. Allenarsi tanto.''
È risaputo che mente e corpo per fare grandi risultati devono viaggiare assieme. Come prepari la mente e il corpo in questo percorso?
"Per raggiungere questo obiettivo ho fatto tante scelte e ho fatto tantissime rinunce, avevo solo 25 anni e un ragazzo giovane a quell'età deve lasciare le compagnie, la vita "balorda" va accantonata.
Ma questo non è stato difficile, mi sono messo in testa che dovevo passare tra i pro e sapevo a cosa andavo incontro.
Assieme a Luciano prendiamo questa decisione. Iniziano incontri senza caschetto e invece di 3 riprese erano 6.
Dopo 10 match da professionista, dove avevo incontrato dei buoni pugili, arrivò il mio primo match titolato sulle distanze delle 10 riprese, dove in palio c'era il titolo italiano dei pesi super leggeri che aveva in possesso il campione Andrea Scarpa.
Gli allenamenti dovevano essere più lunghi quindi mattina presto footing 10 km poi andavo a lavorare come parrucchiere. Alle 20 di sera in palestra con il mio maestro a fare il secondo allenamento. Sessioni di sparring con altri pugili, un giorno sedute di addestramento tecnico al sacco, altri giorni potenzialmente ed esplosività.''
L'inizio ufficiale della tua carriera a livello nazionale.
"Si, il 24 gennaio 2015 il mio primo match titolato il match fu trasmesso su Italia 1. Perdo ai punti dopo 10 round pesanti ma scendo dal ring da guerriero a testa alta."
E poi cosa succede?
"Inizia così la mia sbandata, mi perdo. Essendo andato su Italia uno mi monto la testa, inizio a frequentare brutte compagnie, feste, baldorie, fiumi di alcol, night dance e ho avuto un casino di ragazze in quel momento solo per via del nome e per via del personaggio.
Mi viene proposto di fare di nuovo il titolo italiano ma dei pesi leggeri, e lo facciamo a Voghera il 3 Luglio 2015. Incontrai un pugile molto esperto di 36 anni di nome Pasquale Di Silvio
Il fatto di combattere a Voghera mi dà carica ma nello stesso momento pensando di aver già il titolo in mano. Così lascio il lavoro da parrucchiere da Jean Luis David e mi dedico solo al pugilato in due mesi mi preparo bene ma sempre il vizio di fare serate.
Ero già convinto di essere il campione italiano solo perché combattevo a Voghera, ero giovane 27 anni e davanti a me un pugile di 36 anni. La troppa convinzione mi diede alla testa.
Salgo sul ring, combatto come un guerriero, ma alla fine del settimo round su un gancio destro al mento vado giù. Mi alzo a fatica, Di Silvio mi attacca e il mio maestro giustamente tira la spugna.
Inizia così il mio declino e un lento esaurimento, poi la depressione, le solite uscite solite serate e stessa storia… mi rendevo però conto che non avevo intorno persone che mi volevano bene ma erano solo degli avvoltoi. Restai senza lavoro e senza i soldi che avevo guadagnato in quei due match per il titolo erano finiti.''
Caivano-Voghera, andata e ritorno.
"A dicembre del 2015 dopo un lungo periodo di solitudine da Luglio a Dicembre con pensieri e problemi decisi di lasciare Voghera, mi ero reso conto che ero nella mia testa un fallito.
Volevo sparire, mi sentivo un uomo finito e fallito a soli 27 anni, solo perché avevo perso un match importante davanti a tutta la mia città. Voghera, la mia città di adozione. Mi trovai a Voghera perché i miei genitori sono separati.
Nel 2005 arrivai in provincia di Pavia per conoscere mia sorella che era appena nata. Così decisi di rimanere qui e di andare a fare pugilato perché mio padre conosceva Livio e il grande Giovanni Parisi.
Quindi nel 2015 ritorno a casa per le feste natalizie per rimanere con mia madre a Caivano, il paese nativo dei miei nonni e genitori, Caivano è la città dove ho imparato ad essere uno "scugnizzo", cresciuto nel quartiere Bronx .. Volevo cercare un futuro migliore e arrivai a Voghera con una valigia di cartone."
Nasce così il tuo nome "la tigre di Caivano"?
"Il nome della tigre di Caivano mi viene dato da un compagno di palestra di boxe un caro amico, Federico Nicolaci, e così quando combattevo da dilettante venivo chiamato ''la tigre di Caivano''. Solo perché ero arrivato in città da solo senza niente, solo con la voglia di essere diverso da tutti i miei coetanei di Caivano.
Dal 2005 al 2015 la mia carriera da boxe tra alti e bassi, avevo lasciato la boxe non ne volevo sapere niente frequentavo tante palestre ma non mi allenavo seriamente, pensavo solo alla mia immagine apparenza, conoscere tante ragazze uscire e divertirmi. Ogni tanto accettavo qualche match solo per mantenermi e guadagnare soldi a Caivano.
Così iniziai dal 2016 al 2019 un percorso particolare. Ma non perdevo solo, vincevo, perdevo, pareggiavo ma davo spettacolo come un guerriero."
Dal declino alla rinascita.
"Decisi così di ritornare a Voghera nel 2020. Salgo sul ring per essere un guerriero, la tigre di Caivano, non un pugile per guadagnare soldi e così nel 2023 ho ripreso di nuovo ad allenarmi nella storica palestra di nuovo sotto la guida protetta del mio storico maestro Luciano Bernini.
Siamo arrivati a batterci per il titolo italiano dei pesi leggeri ad aprile 2024 e aspettiamo di batterci ancora per qualche match importante. Per ora ho 16 incontri vinti, 10 sconfitte e 4 pari.
Ora non sono più un ragazzo giovane che fa serate, ora sono un uomo maturo che lavora duramente e si allena per diventare un campione importante e rimanere nella storia del pugilato vogherese e italiano.
Ho un lavoro fisso come barbiere e ho una mia compagna che mi ama per quello che sono e per quello che faccio, stiamo insieme da due anni mi sostiene, si chiama Jleen."
Che consiglio vuoi dare ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
"Voglio solo dare un consiglio ai ragazzi giovani che entrano nella boxe, affiancatevi al vostro primo maestro, non cambiate tante palestre e circondatevi della gente che vi ama per quello che siete no per quello che possedete. Non cambiate tante palestre e fate una vita sana.
Amate una solo ragazza tenetevi stretto un lavoro fisso e solido rispettate i vostri genitori e tenete stretto il vostro primo insegnante di boxe, la vostra prima palestra. Non girate nei locali per mettervi in mostra. Umiltà e costanza tutti i giorni. L'ossessione batte il talento.
Sacrifici, duro lavoro amare la vostra famiglia. Credere in Dio."
Alessandro Paola Schiavi