GIORGIO ARMANI, RE DELLA NORMALITÀ

05.09.2025
Interrompo brevemente e doverosamente il mio soggiorno a #Venezia82 per ricordare la scomparsa di #GiorgioArmani. Evento che, mi porta immediatamente nel mondo dei ricordi, quando ancora non ero un giornalista e scrivevo solo per passione, non per lavoro. Una decina di anni fa non avrei mai creduto di poter fare questo mestiere realmente, speravo potesse accadere ma la strada sarebbe stata ancora lunga. Comunque, in quel periodo della mia vita, lavoravo come barista in un bar di #Stradella, il Caffè Angelini, ed era diventata consuetudine per me coccolare i clienti e ascoltare le loro storie. In un certo senso li intervistavo, poiché ho sempre ritenuto le vite degli altri più interessanti della mia, nonché una forma di fonte di ispirazione. Così un giorno, con un cliente storico chiamato da tutti il "Cocco", mi addentrai nel discorso Armani.


Percorrendo ogni giorno la statale che da Voghera conduce a Stradella era impossibile non notare la tenuta di #ReGiorgio in Oltrepò, territorio definito da lui stesso come "una Toscana a pochi passi da Milano". Fra miti e leggende di quella #VillaRosa a #Broni, ancora oggi distesa nel verde, emerse che lo stilista, (nato a Piacenza) proprio a Stradella e per la precisione in una frazione della città, aveva mantenuto stretti rapporti per motivi familiari già precedente all'acquisto della proprietà. Una sua zia infatti, viveva fra le colline dell'Oltrepò. Lui, già star mondiale che aveva rivoluzionato il mondo della moda, veniva a trovare questa zia soventemente. Una domenica calda di Luglio di circa 50 anni fa, nel primo pomeriggio dopo aver pranzato, per le vie di Stradella, lontano da guardie del corpo, modelle e vip, Armani e sua zia si godevano una passeggiata.

Immediatamente Armani fu riconosciuto da molti passanti. Ma, spesso, le realtà provinciali sono amare come amaro è il successo altrui che le persone difficilmente accettano. E così, pensando di poterlo screditare, in forma dialettale, alcuni passanti iniziarono a pronunciare a voce alta "ah ma quello è il sarto? Tutto solo?" Oppure "cosa fa il sarto a Stradella?". Armani era molto più di un sarto, era già nell'olimpo dei grandi stilisti mondiali e aveva vestito principesse, icone e star di #Hollywood. Con totale nonchalance ad un certo punto, Giorgio si girò per salutare i passanti e scambiare con loro due parole. Uno di questi, dopo aver capito la gaffe, chiese scusa per la parola attribuita. "Scusi Maestro, non pensavamo fosse davvero lei".

Armani rispose sorridente e tranquillo: "Ma io sono un sarto, è il mio lavoro. Mi avete fatto un complimento, non sono una star, sono solo una persona normale che lavora."

E cco, il ricordo di #ReGiorgio che sto leggendo nelle parole di colleghi, amici e star è proprio questo, lo stesso che mi raccontava il Cocco al Bar. Ma, si sa, spesso le storie da bar possono essere un po' colorite. Invece no, Armani è sempre stato "uno di noi", la celebrità, i soldi, il lusso, il potere, non hanno cambiato l'animo di un "sarto" che ha cambiato la storia della moda per sempre. Una persona "normale" che con le sue lezioni di vita ci ha insegnato che la normalità è bella, è naturale. Essere icone, almeno per me, è proprio questo. Essere sempre sé stessi, felici di essere normali in un mondo saturo di egocentrismo.

Addio Giorgio e grazie di tutto.