DIFFIDATE DAI MEDIOCRI
Da un po' di tempo sono molto perplesso riguardo alcune persone che mi circondano ed i loro atteggiamenti. Essendo, ahimè, uno che pensa troppo, ed essendo uno che scrive ciò che pensa, ho cercato di approfondire queste mie perplessità. Ecco che questa mia ricerca mentale ha sviluppato più denominatori comuni alla base: essere dei numeri uno, essere dei buoni secondi ed essere mediocri.
Contando che ormai svolgo questo mestiere (il mio, giornalista, scrittore) da 10 anni di cui 5 in veste professionista (il nulla nell'abisso di quella che è una carriera ma sufficienti ad avermi fatto capire certe dinamiche del settore) posso ritenermi veramente fortunato vantando importanti collaborazioni e avendo già all'attivo molti più traguardi di tanti colleghi che svolgono la mia attività da lunga data, premi e pubblicazioni nonché esperienze veramente uniche. E stica**i direte voi. Non è così però, e vi spiego il perché. Proprio oggi pensavo a chi per me è sempre stata fonte di ineguagliabile ispirazione mentale ed artistica: Sophia Loren.
Immediatamente ancora una volta la mia collaborazione con Giovanna e quindi con la recente biografia che ho curato su di lei, mi ha fatto riaffiorare alcuni aneddoti che la stessa Giò mi ha raccontato su Sophia ma anche su molti artisti di quel calibro, Carrà, Mastroianni, Virna Lisi... Dei numeri uno.
La Loren però si sa è il mio mito da che io abbia memoria, una donna che ha vissuto la guerra, non ha potuto conseguire gli studi, non aveva canoni di una bellezza da cinema ed è stata comunque capace di grandi gesta come conoscere e parlare 6 lingue, diventare musa dei più grandi geni del '900, vincere due Oscar ed essere l'icona più grande e riconoscibile del nostro paese in tutto il mondo. Cosa c'entra, penserete ora voi con la mia professione o ancora di più con la mia vita e quella dei miei colleghi.
Semplice, Sophia Loren ha fatto una scelta, una volta divenuta il massimo che si poteva raggiungere, ha scelto di rimanere una persona normale, non atteggiarsi da diva, non montarsi la testa, non ordinare, non fare capricci, non sparlare o vendicarsi di chi lo faceva a lei, non perdere le staffe per i toy boy... insomma condurre una vita sana e normale come qualsiasi comune mortale impiegato o dipendente statale. Molti professionisti a un certo punto della loro carriera, per essere veramente grandi, in qualsiasi settore, devono fare questa scelta. Cosa succede agli altri che pur essendo bravi, per carità, sono comunque diversi? Semplice, ci sono dei grandi che restano forse leggermente penalizzati e sono i cosiddetti secondi, comunque dei grandi numeri due, capaci di brillanti carriere mantenendo le cresta dell'onda e la stima di tutti e poi, ci sono quelli che diventano dei mediocri.
Che dire, nulla togliere al loro percorso, ma queste persone solitamente impartiscono ordini inutili, non hanno posizioni vere e proprie, pensano perlopiù a cose futili, non riflettono, promettono e non mantengono, sono distratti e confusi da sciocchezze, anche un po' viscidi, vendicativi e rancorosi. Anche se hanno lavorato per grandi aziende, per dei colossi del settore ed hanno avuto carriere importanti. Ma non brillano loro.
Ecco queste persone sono mediocri e credo che la mediocrità sia una delle tragedie che affligge moltissime persone in questa epoca. Perché certamente non possiamo essere tutti dei numeri uno, ma pur di non essere secondi, preferiamo la mediocrità. Oggi purtroppo vedo molta mediocrità, mediocrità nell'atteggiarsi, nel raggiungimento degli obiettivi, nel lavoro, negli affetti, anche nei sentimenti, in tutto.
È veramente un dramma che spesso evidentemente queste persone non riconoscono. E che mi fa pensare di non prendermela troppo con loro. Che brutto essere mediocri.
Intanto mi e vi rinfresco la memoria con due grandi numeri uno. Ogni tanto fa bene sapere da chi siamo circondati. Nel frattempo, diffidate dai mediocri.
Alessandro Paola Schiavi